ΜΙΧΑΛΗΣ ΧΑΡΑΛΑΜΠΙΔΗΣ
Η αναγνώριση της γενοκτονίας των Ποντίων από τους Δήμους της Καλαβρίας, του Ασπρομόντε, της Μπόβα έχει μεγάλη ιστορική σημασία. Προκαλεί μεγάλες συγκινήσεις. Τώρα είναι η σειρά του Κοινοβουλίου της Ρώμης. Οφείλει να το κάνει για πολλούς, παρά πολλούς λόγους, περισσότερους από αυτούς που ωθήσανε άλλα κοινοβούλια να το κάνουν.
** Από την ομιλία του Μιχάλη Χαραλαμπίδη στο Vibo Valentia στη Νότια Ιταλία. Η ομιλία έγινε στο εσωτερικό της εκκλησίας S.Maria del Rosario του μητροπολιτικού ναού της ιστορικής πόλης.
Το θέμα της ομιλίας: Το Ποντιακό ως Ευρωπαϊκό Ζήτημα
Η
ΜΕΓΑΛΗ ΠΑΡΑΣΚΕΥΗ ΚΑΙ ΟΙ ΓΕΝΟΚΤΟΝΙΕΣ
Η
εφημερίδα ΚΑΘΗΜΕΡΙΝΗ του Νότου για την εκδήλωση στο Vibo Valentia
il Quotidiano del Sud – Domenica 27 marzo 2016
§ DENTRO I FATTI L’iniziativa
per fare conoscere la storia e la
sofferenza dei popoli
“Il Venerdì
Santo e i genocidi”
Iincontro organizzato dall’Arciconfraternita e dal“Maria
Cristina di Savoia”
di
FRANCESCO LO DUCA
Un
momento dei lavori del convegno organizzato alla chiesa del Rosario
«SE comprendere è impossibile, conoscere è necessario». In queste poche parole di
Primo Levi si può racchiudere il significato del quarto convegno di cultura
religiosa “Il Venerdì
Santo nella storia – Genocidi di popoli. Dagli Armeni ai Greci del Ponto”,
organizzato nell’affascinante struttura settecentesca della chiesa Arciconfraternita
Maria Santissima del Rosario di Vibo Valentia. L’iniziativa di far conoscere,
nella settimana santa, la storia e la sofferenza di popoli che si è voluto
dimenticare è stata elogiata dai relatori e apprezzata dagli astanti, convenuti
all’incontro organizzato da due storiche istituzioni cittadine: l’Arciconfraternita
Maria Santissima del Rosario e San Giovanni Battista e il Convegno
di cultura “Beata Maria Cristina di Savoia”. Monsignor Filippo Ramondino,
assistente spirituale delle due fondazioni, ha riportato l’appropriato pensiero
di Blaise Pascal che «Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo;
non bisogna dormire durante questo tempo». All’incontro, introdotto da
Maria Giovanna Irene Fusca presidente
del Convegno di cultura “Maria Cristina di Savoia”, sono intervenuti Vito Teti,
Università della Calabia, Gaetano Luciano, presidente Associazione “Italia
Nostra” di Vibo Valentia, Gaetano Currà vicario episcopale per la cultura.
Hanno portato i saluti il vicesindaco di Vibo, Raimondo
Bellantoni e Francesco Colelli, priore
Arciconfraternita Maria Santissima del Rosario. Lo scrittore e giornalista
greco, Michalis Charalambidis ha relazionato sul tema “La questione pontiaca
come questione europea: la condizione cristiana”. Tra il 1916 e il 1923
trecentocinquantatemila elleni del Ponto sono stati uccisi. «Kemal Atatürk,
padre dei turchi – ha espresso Michalis Charalambidis -, ha creduto di
risolvere la questione pontiaca con la carneficina, mettendo in atto una
politica di premeditato genocidio, una delle più brutali della storia. La
maggior parte delle vittime erano donne e bambini. Si è trattato di un vero e
proprio femminicidio, compiuto per porre fine ad una antica e gloriosa etnia». La regione di Pontos
nella zona del nord dell’Asia Minore sul mare Eusino, ha rappresentato per
milenni avanti e dopo Cristo un grande centro della civiltà ellenica. «L’idea utopica – è stato affermato -, razzista e
totalitaria della creazione di una nazione e uno stato turco nell’Asia Minore,
patria di culture e religioni milenarie, presupponeva l’eliminazione fisica, il
genocidio dei popoli autoctoni dell’Asia Minore, gli armeni, gli assiri, i
greci, i curdi che hanno resistito». Ma il crimine ancora
più grande è il silenzio sul genocidio, il suo mancato riconoscimento. La
logica degli stati e ragioni geopolitiche, particolarmente dopo l’adesione
della Turchia alla Nato nel 1952, hanno imposto il silenzio sul genocidio dei
greci del Ponto. Negli ultimi vent’anni, le grandi trasformazioni geopolitiche
portano al indebolimento e alla caduta delle catene geoculturali della memoria
dei popoli dell’Asia Minore. «La questione pontiaca
– ha sostenuto Charalambidis – è una
questione europea. Parlare del Ponto
significa parlare della creazione dell’Europa, che si costruisce con la presa
di coscienza della sua identità cultaurale e spirituale. L’Italia più degli
altri paesi europei deve essere protagonista in questo campo umanista che
riemerge nella regione storica dell’Asia Minore». Il
grande Cicerone considerava l’Anatolia «zona
dell’umanità». L’integrazione dell’Asia Minore nell’Ue deve
significare – ha concluso Michalis
Charalambidis - il «ritorno
dell’umanesimo in quel territorio, la rinascita delle sue origini culturali,
storiche e non la legalizzazione del
loro annientamento totale». Il 19 maggio è la giornata della memoria, scelta per
il riconoscimento del genocidio pontiaco. Il presidente del circolo di cultura greca “Apodiafazzi”, Carmelo Giuseppe
Nucera, presente al convegno, ha proposto al Consiglio comunale di Vibo,
tramite il vicesindaco Bellantoni, di «riconoscere il genocidio dei greci di Ponto, stabilendo il 19 maggio come giorno della memoria».