Τρίτη 21 Μαΐου 2019

ΓΙΑΤΙ ΔΕΝ ΞΕΧΝΩ ΤΗΝ 19 ΜΑЇΟΥ PERCHE NON DIMENTICO IL 19 MAGGIO

 Του Bruno Traclò
 Δημοσιεύθηκε την Κυριακή 19 Μαΐου 2019
 στην εφημερίδα QUOTIDIANO DEL SUD – Η ΚΑΘΗΜΕΡΙΝΗ ΤΟΥ ΝΟΤΟΥ

Se dall’Illuminismo, il Settecento ha mutuato l’appellativo di “Secolo dei lumi “, il Novecento, persi i lumi, a causa delle sue due guerre mondiali, merita a pieno titolo di essere apostrofato “Secolo della barbarie”.
Il “sonno della ragione genera mostri”, tali sono da considerarsi la Prima Guerra Mondiale del 1915- 1918, la Seconda Guerra Mondiale del 1939-1945, il Fascismo, il Nazismo con i campi di sterminio tedeschi.
Al disumano computo del “Secolo della barbarie “, vanno sommate altre due orrende creature dell’oblio dell’umana ragione: il Genocidio Armeno ed il Genocidio Pontiano. Il “Ponticidio” del 1916-1923.
Il teatro dei due eccidi è ubicato in Asia Minore e in Anatolia, ad oriente del Mediterraneo. Luoghi lontani, ma che ci appaiono familiari e geograficamente non estranei, non fosse altro che per essere tutti bagnati dallo stesso mare ed avvicinati dalla comune Civiltà Mediterranea.
Il Nord dell’odierna Turchia, quella porzione della regione che si affaccia sulla sponda Sud del Mar Nero (l’Euxinos Pondos) ad Est di Costantinopoli, era la regione dei Pondi (il Pondo Eleusino), abitata fin dall’età classica dai greci, per lo più concentrati nelle città di Sinope, Samsun, Cerasous, Trebisonda.
Qui, il collasso dell’Impero Ottomano e la conseguente transizione dal feudale Ancien Regime verso uno Stato moderno simile agli altri Stati-nazione europei, vide materializzarsi lo scontro tra gli interessi del movimento dei “Giovani Turchi” contro le legittime richieste di autonomia politica e di riforme sociali dell’Intellighenzia Greca ed Armena.
Sotto la guida di Mustafà Kemal i “Giovani Turchi” in origine motivati da idee riformatrici in campo sociale ed economico, idee funzionali e coerenti alla nascita del novello Stato Turco, una volta scartate ed accantonate le aspirazioni modernizzatrici, indirizzarono la loro politica verso un ipernazionalismo che inevitabilmente si contrappose alle richieste di autonomia politica ed alla legittima aspirazione all’autodeterminazione del popolo Greco ed Armeno.
Il tallone dei militari turchi, sotto il ferreo comando di Mustafà Kemal, poi “Ataturk”, si incaricò della risposta schiacciando i movimenti nazionali borghesi Greco ed Armeno fino all’annientamento fisico dei due popoli, essendo il braccio esecutivo il sanguinario Talat Pascià materialmente responsabile della pulizia etnica e del genocidio Pontiano e dell’attuazione della turchizzazione forzosa della regione, necessaria alla creazione dello Stato Turco etnicamente omogeneo.
IL Ponto Eleusino, la terra dell’ospitalità, se si accetta il probabile lascito etimologico dell’aggettivo greco classico“eleusi”, ovvero “ ospitale “, divenne ad opera dei turchi, terra dei pogrom, di persecuzioni, luogo di massacri e di deportazioni, complici anche la colpevole disattenzione degli Stati europei affaccendati nella Prima Guerra Mondiale, e l’inerzia dello Stato Greco.
Si stima, con buona probabilità per difetto, essere di 350.000 il numero dei Pontiani vittime del genocidio, il “Ponticidio” del 1916-1923.
Molteplici episodi di quel martirio sono testimoniati non soltanto dai racconti delle famiglie Pontiane, ma sono confermati anche dalle testimonianze di diplomatici austriaci e tedeschi nonché da filmati che li immortalano nel documentario del maresciallo bolscevico Ucraino, Froudje, di transito nel Pondo diretto ad Ankara per incontrare Kemal.
Proprio grazie a questi preziosi documenti, non possono essere negati l’incendio di villaggi e la demolizione di chiese; non può essere occultata la premeditata distruzione dell’Ellenismo Pontiano. La disgregazione di intere comunità, tramite la deportazione prima e lo scambio dei superstiti greci con la popolazione turca della Tracia poi, risultò in un totale di 1.221.849 profughi che ripararono in Grecia, e fu così che cospicua porzione dello storico popolo Pontiano, erede di strutture politiche, capacità imprenditoriali, vivacità artistica e letteraria, travasò il proprio prezioso retroterra culturale nella società greca arricchendola e rafforzandola non solo demograficamente.
In tal modo l’Ellenismo Pontiano, ben radicato nella storia, non soddisfatto della mera memoria e delle testimonianze dei “salvati” ha raccolto, negli anni, la forza e la determinazione di uomini e donne che hanno cercato e preteso giustizia nonché riconoscimento politico e storico.
Oggi, le ultime generazioni dei Pontiani di tutto il mondo, forti della ricostruzione storica dei fatti, consapevoli del diritto di esigere di fronte a tutte le Nazioni il riconoscimento ufficiale dei crimini commessi contro i loro progenitori, dopo che il parlamento greco il 24 febbraio del 1994 ha riconosciuto il Genocidio Pontiano, possono consacrare e celebrare il 19 maggio come Giorno della Memoria.
Allora anche in Italia, come in tutta la Calabria, soprattutto quella ancora greca, il 19 maggio conviene accendere una luce, una fiammella, che illumini contro ogni possibile risorgere della barbarie, per scongiurare il “sonno della ragione”, per propiziare la lotta dell’umanità per i diritti umani, per un Ecumenismo di Pace nel Mediterraneo. Perché, come ci istruisce il Pontiano Professor Michalis Charalambidis: << Quando i popoli sono vigili e mobilitati per la salvaguardia della vita e della dignità umana, non esistono margini per nuovi olocausti.>>
                         ΔΕΝ  ΞΕΧΝΩ 19 ΜΑΪΟΥ
Bruno Traclò.
 
Bibliografia
Michalis Charalambidis, Aspetti della Nuova Questione Orientale.
Richard Clogg,  Storia della Grecia moderna.
Georges Castellan, Storia dei Balcani.